E sul Sudafrica: "La prima volta andai in Sudafrica nel
1973, in piena apartheid, per fare studi utili per la mia tesi.
Studiavo Africaans, all'epoca; una volta lì, fui invitato a lavorare
per un movimento di liberazione di quegli anni; dovevo intercettare
l'atteggiamento dei giovani, la sensibilità degli studenti sul
razzismo. A Città del capo, in quel periodo, non si poteva neanche
citare Mandela, era solo un terrorista bandito da ogni visibilità. Io scrivevo di Mandela, e
cercavo di diffondere quei testi. Così mi revocarono il visto, e ho deciso
di tornare in Sudafrica solo anni dopo, in modo illegale, per riprendere il lavoro; poi negli
anni 90, quando il regime si fece più conciliante, la cosa fu più semplice.
Volendo sintetizzare la situazione di oggi, direi che i bianchi si
sono liberati, ma i neri non sono ancora liberi. La condizione precedente è interiorizzata dalla società sudafricana, per cambiare davvero ci vorranno generazioni. Eppure, nonostante la disperazione sia diffusa e palpabile, non voglio cessare di essere ottimista".
giovedì 11 aprile 2013
Adriaan Van Dis, fra scrittura di viaggio e testimonianza
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