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martedì 1 aprile 2014

Scrittura e narrazione sonora: Massimo Carlotto e l'audiodramma

Incroci di Civiltà apre i battenti al Teatro Goldoni con un antipasto un po' insolito, ove la letteratura attraversa suggestioni e tecnica di uno spettacolo raffinato, rigorosamente concepito per un senso solo; territorio dell'immaginario in cui la parola scritta torna oggetto vocale che affianca altri suoni, vi interagisce come fossero una nuova forma volatile di interpunzione, o una scansione sintattica necessaria.
La storia dell'audiodramma si incrocia con la storia della radio, e ha raffinato nel corso degli anni modalità rigorose di approccio alla psicoacustica, reinventando nella rumoristica associata al testo un motore emozionale formidabile di narrazione.
Il rapporto di Massimo Carlotto con l'audiodramma attraversa per intero le retrovie simboliche della sua officina scrittoria; la "voce" immaginaria dei personaggi, nella fisiologia creativa sulla pagina, sbalza e retrocede a corpo concreto, strumento di una partitura per far battere il cuore dell'ascoltatore in uno spazio-tempo scolpito da una coreografia impeccabile, sponda per un copione visivo fatto solo di suoni.

Massimo Carlotto e Pia Masiero
Ma col radiodramma Carlotto prova anche a rimescolare le carte del rapporto oggi più che mai morboso fra  media visivi e rappresentazione della criminalità, commistione spettacolarizzata fra privato e pubblico che poco o nulla rappresenta della realtà ma deforma e amplifica lo stordimento collettivo, che l'autore non esita a bollare come "rincoglionimento di massa"; "noir" come il nero di una benda immaginaria e salubre calata sugli occhi, al posto degli occhiali 3D dell'odierna paccottiglia digitale, per lasciar libero ciascuno di raccontarsi e figurarsi una semplice storia di cui autore e audio-regista tessono pazientemente le fila, con lo strumentario sofisticatissimo della propria immaginazione.

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