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venerdì 4 aprile 2014

Abdolah Kader, la lingua che trasforma


Il tema dell'identità rispetto alla lingua, madre sorella o matrigna a seconda del percorso individuale di ciascuno attraverso umane geografie e contingenze, tocca profondamente la storia letteraria di Abolah Kader. L'abbandono della madrelingua persiana a favore dell'olandese, racconta Kader, rispecchia il gioco imprevedibile del caso, o meglio, i valori di quel particolare mercato delle umane transumanze che trent'anni fa monetizzava i trasferimenti dei profughi in Europa: Amsterdam era un approdo a bassissimo prezzo rispetto ad altre mete più ambite e costose, così l'apprendimento della nuova lingua non nacque da una scelta, ma da un'elementare necessità economica. 
L'irruzione dell'olandese nella sua vita è descritto da Kader in modo pittoresco, come un'iniezione molecolare che sconvolge gli organi interni e muta il metabolismo stesso dell'anima, "ringiovanisce" nel senso che azzera letteralmente una parte di sé e la fa rinascere. Di qui, la rivelazione di un'esperienza letteraria unica, col trapianto radicale dell'orizzonte culturale persiano, nelle sue complicazioni familiari e sociali, in un un incubatore linguistico totalmente estraneo, eppure proprio per questo aperto a una contaminazione e "rinascita" vivificante, senza compromessi.

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