L'incontro
con Salwa Al-Neimi, una delle più importanti voci della letteratura
araba contemporanea, ha registrato alla fine uno dei più lunghi e
convinti applausi del festival. Siriana, autrice del romanzo di culto
La
prova del miele (Feltrinelli, 2010),
narrazione in prima persona di una donna siriana che racconta le
proprie esperienze erotiche, Salwa è stata annoverata fra gli autori
"proibiti" per eccellenza nel mondo arabo, anche nei paesi
culturalmente più "aperti" come il Libano, dove il libro è
vietato ai minori di 18 anni.
"La mia libertà non è frutto
della cultura occidentale", precisa Salwa, "io sono nata
libera nell'Islam; la cultura araba ha in sé ogni risorsa, ogni
strumento linguistico perché ciascuno si senta intimamente libero,
umanamente realizzato". E aggiunge: "La lingua araba è
sacra? Espelle da sé zone franche e intoccabili della cultura e del
lessico? Io dico di no. Anche il Profeta ha parlato di questi
argomenti, sebbene le autorità religiose egiziane vorrebbero
ripulire i suoi Detti da ogni riferimento sul tema, che in realtà è
molto preciso e abbondante."
E il concetto di 'libertà',
quando si riferisce alla scrittura, tende a precisarsi ulteriormente,
prendendo le distanze da ogni presunzione semplificatoria. "Ogni
lingua è fatta di regole precise", afferma, "quando leggo
i testi infarciti di errori di molti autori arabi contemporanei sento
dire che si tratta di un esercizio di libertà espressiva, ad oltranza.
Per me non è così. Prima è necessario dominare lo strumento
linguistico in ogni dettaglio, farlo aderire ai contenuti della
propria immaginazione; l'innovazione e la "libertà" di
ricreare la lingua, anche attraverso neologismi o sperimentazioni
come capita spesso a me, può partire solo da lì".
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