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giovedì 11 aprile 2013

Luisa Valenzuela: la bussola della scrittura è la possibilità inesausta di fare domande

Luisa Valenzuela, nel secondo appuntamento di Incroci di civiltà, apre una finestra affascinante sulla propria officina letteraria: "Nei romanzi, scrivo per fare delle domande, non per dare delle risposte. Non adotto alcun sistema di lavoro, io non ho l'abitudine di creare una mappa di lavoro iniziale su cui innestare uno sviluppo coerente; al contrario, prevale l'idea di interrogarsi, di cercare le ragioni nascoste delle cose che si affacciano a un possibile ordito; soprattutto trovare nell'atto creativo la centralità dell' "Altro"; consentire cioè che sia l'altro a fare la "cadenza" e colmare la "carenza", carenza e cadenza per ciò che non ho ancora visto. Forse per me la scrittura è più vicina a un lavoro di poeta che di romanziere... Se c'è una formula prefissata, uno schema cui attenersi per sciogliere le parole, è finita l'avventura; il bello è inventarsi l'ignoto, con tutti i rischi del caso..."

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